"Campionato der coronavirus" al fotofinish
Siamo giunti ai titoli di coda di questo campionato eccezionale, come quando la parola "eccezionale" trova una collocazione assolutamente negativa nell’infinità delle emozioni umane.
Oh, non ci siamo abituati a giocare a luglio, eppure anche se un po’ diverso, moooolto diversamente ce lo siamo vissuti nel bene e nel male. Soprattutto "nel male"? 
Naaa, non è finita poi così tragicamente e se qualcuno vi parlasse mai di una stagione fallimentare, ridete.
– C’è stata di mezzo una pandemia mondiale.
– "Anto’ fa caldo".
Fattori imprescindibili di cui tutta la Serie A ha sofferto e non solo.
È vero, avevamo lasciato a marzo una Lazio lanciata per lo Scudetto ad un solo punto di distanza dalla capolista, l’abbiamo aspettata, pregata e voluta a tutti i costi questa benedetta ripartenza.
"Benedetta" sia sempre poiché la Serie A è stata il simbolo più forte di un Paese in rinascita.
L’abbiamo desiderata nei lunghi mesi chiusi in casa, ma tutto ha un prezzo.
E lo scotto della sosta forzata si è pagato il primo giorno, o forse a Lecce perché perdere contro l’Atalanta ci sta pure.
Oggi però, diventa quasi inutile e sterile parlare di ciò che davvero abbiamo perduto perché, comunque sia andata, alla fine sentiamo in lontananza la musichetta della Champions.
"Na na na naaaaa de Cempionzzzzz".
La Lazio ha mantenuto la promessa fatta lo scorso anno: 4 posto in classifica.
Scudetto? Forse la società non era ancora matura.
È stato un bel viaggio nonostante tutto,  viaggio con una squadra da record e molto poco "fallimentare".  Ciro Immobile ha preso gli altrui record e li ha buttati nel cestino riscrivendo la storia.
Eh già, perché Ciro Immobile sarà negli Almanacchi insieme al "campionato der coronavirus".
Non è robetta.
Oggi siamo al fotofinish, all’ultimo atto.
Un arrivederci, si spera, che durerà poco in quanto l’eccezionalità in accezione totalmente negativa, ricadrà anche sul prossimo campionato.
Mercato, ritiri e via dicendo.
Ma oggi siamo arrivati all’ultimo atto.
Napoli-Lazio, sfida del San Paolo ha un richiamo quasi storico anche se,  questa volta, non c’è nulla da contendersi.
Da una parte Gennaro Gattuso con la qualificazione alla prossima Europa League in tasca, cercherà essenzialmente l’onore. Stesso discorso per Simone Inzaghi che, dopo un decennio e poco più, ha riportato la prima squadra della capitale in Champions League.
E finisce qui?
No, sì forse ….. Non è ancora la fine per Immobile che dopo capocannoniere e scarpa d’oro, cerca di riscrivere l’ultima pagina del libro: partita particolare per Ciro che proprio nella sua  Napoli,  insegue il record di 36 reti in un campionato targato Gonzalo Higuain. 
Uno strano segno del destino il fatto che il Pipita abbia conquistato questo riconoscimento proprio al San Paolo con la maglia del Napoli nel 2015/2016.
Tutte le strade, dunque portano a Napoli?
Perché è importante Napoli?
I ragazzi di mister Inzaghi sono ancora in lotta per il secondo posto con l’Atalanta e l’Inter che si sfideranno proprio l’ultima giornata di campionato.
Se fossero i biancocelesti ad avere la meglio su Gattuso?
E se ..e Se… Oh, mo’ non ricominciamo coi calcoli!
Quella del San Paolo non sarà una sfida drammatica, a tratti epica, come quella del Fu Pioli che valse la qualificazione ai preliminari in Champions a danno proprio dei partenopei.
Sì, forse non la vivremo col buco allo stomaco e con l’ansia, non ci sarà neanche il boato finale di un’intera tifoseria che da casa sperava col cuore in mano.
È vero, non ci sarà niente da di tutto questo eppure proprio arrivati ai titoli di coda, la Lazio ancora due piccoli miracoli da compiere: la rete numero 36 per Immobile ed un magari secondo/terzo posto.

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